Il pecoraio calabrese
articolo di giornale di Giovanni Bonatti

Conrand Keller, dell'Università di Friburgo, nel 1918 scrive: "Nelle Montagne della Calabria vive ancor oggi un grande cane da pastore dal manto fulvo o nero, o grigio, il quale verosimilmente deve la sua origine ad un incroccio tra il molosso ed il cane da pastore comune e deve essere considerato come un relitto dei tempi passati, giacchè lo ritroviamo raffigurato nell'antichità."

La descrizione più antica di questo cane della Calabria è dovuta al naturalista calabrese Armando Lucifero e risale al lontano 1906; viene ripresa nel 1908 dal Faelli e nel 1952 dalla Scanziani. Solo dal 1953 ed anni seguenti sono le descrizioni, direttamente dai luoghi calabresi, della consistenza della razza e delle caratteristiche morfologiche da parte dello zootecnico Bonati.

Da vari anni l'eminente cinologo Dr. Ferdinando Sala profonde le sue cognizioni di allevatore e selezionatore, nonchè tempo e denaro, per la ricostruzione della antichissima razza della sua terra. È commovente l'amorosa cura d'ogni dettaglio etnico che si prefigge di fissare o di eliminare, e la intelligentissima corrispondenza che mi invia e le continue fotografie attestanti i brillanti risultati.

Il Cane da Pastore Calabrese è ormai una realta zootecnica. È un grande cane da montagna, con corpo possente, ma svelto, testa tendenzialmente molossoide e dentatura a forbice. Orecchio di media grandezza. Collo forte, muscoloso. Per la tessitura del manto lascio alla foto l'esplicazione. Colore grigio-fulvo, fulvo-bruno, nero con sfumature fulve, grigioargento con o senza maschera facciale, e sfumature varie sul ventre ed arti. Presso i pastori si trovano esemplari neri con petto e piedi bianchi, altri pezzati ma in Lucrania, altri fulvo chiarissimo, ed altri che differiscono solo per la increspatura del pelo, cosi da formare sulla groppa e sui fianchi dei larghi riccioli.

Giovanni Bonatti