Presentazione
Il Pastore silano

Il cane da pastore della Sila è un importante attore rappresentante della biodiversità cinofila italiana. Conosciamo meglio la razza con l'allevatore Dario Capogrosso (Sarezzano, Alessandria) e Genny Notarianni (Cia Alessandria): ruolo, morfologia e carattere di adulti e cuccioli.

 https://youtu.be/aiLW-urFXKc


La biodiversità è la varietà delle specie che popolano il Pianeta Terra, lo strumento più potente che la natura ha per adattarsi alle variazioni ambientali. E’ la molla dell’evoluzione. L’Italia è il Paese in Europa che vanta il maggior numero di specie e razze diverse.

Tra le tante razze zootecniche che popolano la penisola vi è il Pastore della Sila, cane da pastore autoctono calabrese .... affascinante, antico, austero e fedele e che, nel suo DNA, conserva intatto un 'inestimabile patrimonio genetico di forte, impavido e battagliero protettore delle greggi.  Questo cane, tra i più antichi cani da pastore italiani, veniva infatti tradizionalmente impiegato nella difesa delle mandrie da predatori, sugli impervi pascoli delle montagne calabresi, ed a oggi viene riconosciuto ed apprezzato   come uno dei migliori e più affidabili cani antilupo italiani .

Da buon cane da guardiania, con le capre stringe un rapporto strettissimo, le sorveglia con attenzione durante il loro pascolamento, “batte” continuamente il terreno circostante e nell'eventualità affronta con decisione la minaccia.

Non è chiaro se sia stato il caso, o la scelta di schiere di generazioni di pastori calabresi o un felice scherzo della selezione naturale all'interno dello stesso "biotopo" agro-pastorale;  o verosimilmente una scelta dei caprari calabresi che han selezionato i loro cani alla ricerca di un perfetto mimetismo col proprio gregge, fatto sta che il Pastore della Sila nelle sue differenti cromie del mantello emula perfettamente le colorazioni delle razze di capre autoctone di Calabria. (capra Nicastrese, capra rustica di Calabria, capra aspromontana) Vederli al fianco delle loro capre è uno spettacolo cromatico che da l’idea di un insieme armonico e sicuramente unico al mondo.

Tanto è deciso, aggressivo, forte e coraggioso con i lupi e con i cani rinselvatichiti, tanto è docile con il pastore. Tendenzialmente diffidente con gli estranei, in presenza del pastore si scioglie in atteggiamenti affettuosi e confidenti. Ama la vita sociale del suo branco composto da cani e capre dove l’equilibrio regna sovrano e dove le gerarchie sono fortemente rispettate.

Il suo lavoro tradizionale non si svolge prevalentemente sui pascoli estensivi e aperti caratteristici dell’allevamento ovino del centro Italia. Le capre, a differenza delle pecore, durante il pascolamento si sparpagliano alla ricerca di cibo, sono molto più frugali e si adattano ai terreni più impervi caratteristici dell’appennino calabrese e in particolare della Sila. Questa caratteristica delle capre impegna il Pastore della Sila ad un infaticabile lavoro di sorveglianza che deve essere fatta in movimento, compiendo vere ronde attorno al gruppo e soprattutto tenendo d’occhio la macchia circostante dove si nascondo le insidie.

Un cane straordinario, un tesoro vivente recuperato con un grandissimo lavoro effettuato dal Circolo Pastore della Sila (CIPS) fondato e guidato da Isabella Biafora che, nella sua azienda zootecnica Jurevetere, da collega esperta zoonoma alleva razze rigorosamente calabresi (caprini di razza Nicastrese, ovini di razza Moscia Calabrese, asini ed avicoli).

La razza viene riconosciuta ufficialmente dall'ENCI nel 2015 con l'attivazione del Registro Supplementare Aperto (RSA) per l'iscrizione di quei soggetti appartenenti a popolazioni canine tipiche, tradizionali italiane in fase di recupero demografico come razza.

Nel nostro Centro di Selezione per le Razze Tradizionali Italiane da guardiania "Il Pastore Transumante” il Pastore della Sila è divenuto senza timore di smentita uno degli elementi principali del nostro “giardino della biodiversità cinofila”.

Tantissimo tempo è trascorso dalla prima comparsa del cane protettore delle greggi, nell’idillio V - Capraio e pastore  scritto intorno al 280 a.C. da Teocrito che nelle sue tenzoni canore raccontava le normali attività dei pastori calabresi e descrivono il ruolo del cane da guardiania con le parole del pastore Lacone “Ho un cane che ama il gregge e sgozza i lupi; ecco il dono da fare al mio ragazzo, ogni tipo di bestia per cacciare”.

Un Cane dalle qualità straordinarie che ha mantenuto intatte le antiche caratteristiche che ne fanno un eccezionale strumento di protezione del bestiame. Un esempio di moderna soluzione al problema delle predazioni con uno strumento antichissimo ed efficace.

Dott. Dario Capogrosso