Cane da guardiania del bestiame e non un conduttore

Quando si parla di cane da pastore italiano, il Pastore della Sila rappresenta una delle razze più antiche, autentiche e culturalmente significative del nostro Paese. È un cane da guardiania e non un conduttore: la sua missione non è guidare il bestiame, ma proteggerlo, difendere il territorio e lavorare in piena autonomia, come i grandi cani custodi delle culture pastorali tradizionali.

Un’antica razza italiana nata per proteggere

Il Pastore della Sila è un cane straordinariamente determinato nella difesa del gregge. È molto aggressivo contro il lupo e contro i cani inselvatichiti che rappresentano un pericolo concreto per il bestiame, ma mai verso l’uomo, al quale riserva sempre rispetto, equilibrio e devozione assoluta.

La sua indole protettiva è accompagnata da una forte intelligenza operativa e da una naturale capacità di valutare le minacce reali, qualità che lo rendono un cane da pastore italiano unico nel panorama delle razze da lavoro.

Il Pastore della Sila in famiglia

Nonostante il suo carattere da guardiano, allevato in contesto familiare il Pastore della Sila rivela una sorprendente versatilità:

  • impara rapidamente i comandi,
  • è gioioso, incline al gioco,
  • ricerca il contatto e le coccole,
  • esprime una vitalità contagiosa.

È un cane dotato di grande energia e notevoli capacità atletiche: è agile, resistente, un eccellente arrampicatore e perfettamente adattato ai terreni accidentati dell’altopiano silano.

Origini antichissime: un cane che attraversa millenni

La storia del Pastore della Sila affonda le radici nell’alba delle popolazioni europee. La razza si è forgiata sull’Altopiano Silano nel corso dei secoli, grazie all’incrocio di diversi ceppi canini giunti in Italia in epoche remote.

  • Durante l’ultima glaciazione, cani appartenenti alle popolazioni indoeuropee in movimento verso aree più miti raggiunsero il Sud Italia.
  • Nei secoli successivi, intorno al VI secolo a.C., ulteriori apporti giunsero dalle popolazioni elleniche e illiriche, consolidando le caratteristiche morfologiche e temperamentali del cane.
  • A questa stratificazione antichissima si aggiunge una teoria secondo cui antenati del Pastore della Sila sarebbero arrivati, insieme alle mandrie podoliche, dalla Podolia (Ucraina) con la discesa dei Longobardi.
  • La forte somiglianza con il Bankhar, il cane pastore della Mongolia, avvalora ulteriormente l’idea di un’origine euroasiatica profondissima.

Il Pastore della Sila è quindi un vero cane da pastore italiano, ma con radici che affondano nel cuore dell’Eurasia.

Un presidio di biodiversità da salvare

Questa antica razza italiana è oggi un simbolo della biodiversità cinofila nazionale. Difenderla significa difendere molto più di un patrimonio genetico.

Come ricordato con lucidità la scomparsa della biodiversità rappresenta un danno profondo: non riguarda solo le specie che vengono meno, ma impoverisce l’intero patrimonio collettivo. Con ogni perdita, infatti, svaniscono anche i paesaggi, le tradizioni, i saperi e i prodotti che da esse dipendevano.

Il Pastore della Sila non è solo un cane: è un tassello insostituibile dei paesaggi rurali calabresi, un frammento di storia, di cultura pastorale, di identità locale.

Preservare questa razza significa proteggere un’eredità millenaria che racconta l’evoluzione dei popoli, dei pascoli e delle tradizioni del Sud Italia.

Dalla Calabria alle Alpi

Di fronte al riemergere di problematiche che si pensavano superate – come il ritorno sempre più incisivo del lupo – la presenza di razze tradizionali abituate a operare in ambienti difficili torna a essere una risorsa strategica. L’altopiano della Sila, per conformazione e tipologia vegetazionale, presenta caratteristiche più vicine a quelle alpine che non all’Appennino centrale, dove è stato selezionato il Mastino Abruzzese.

Sulle Alpi, gli antichi cani da guardiania sono scomparsi insieme al lupo, e oggi i pastori si trovano a gestire il ritorno del predatore in territori complessi: pendii ripidi, pascoli interrotti da boschi e arbusti, e una costante presenza turistica che richiede equilibrio e prudenza.

In questo scenario, un cane come il Pastore della Sila – naturalmente attento e protettivo ma meno incline all’aggressività verso l’uomo rispetto ad altre razze da guardiania – rappresenta una soluzione interessante per chi lavora in quota. La sua introduzione nelle regioni alpine non solo può offrire un valido supporto ai pastori, ma costituisce anche una preziosa occasione di diffusione e valorizzazione per questa antica razza italiana, oggi pronta a trovare nuovi spazi anche nel Nord Italia.